“Una facciata può cantare.”
Il nome con il quale la gente del posto identifica fabbricati come questo è mayen, nucleo autonomo pensato per dare ristoro e protezione all’uomo e ai suoi animali in un luogo isolato – e assoluto –, l’Alpe.
La forma semplice, essenziale, trae origine dalla sezione aurea. Il suo rapporto con il paesaggio è naturale, nel senso proprio del termine. Niente scorci scenografici, nessun autocompiacimento. Appartiene alla terra, è fabbricato da mani sagge che hanno imparato a fare come “si deve”, di generazione in generazione.
La costruzione della finestra tipo in questo senso è emblematica. È un oggetto non migliorabile, efficiente, bellissimo, interamente in larice; ogni componente è scolpito dal pieno. Non potendole restaurare, abbiamo scelto di ricostruirle a mano, con lo stesso legno. Il progetto interno, la pianta insieme alla struttura generano la facciata. Il nucleo centrale, ad isola, galleggia nello spazio e contiene la scala, i bagni, gli armadi e il blocco cucina. I locali terminali ospitano al piano terra l’ingresso e una camera, al primo piano l’altra camera e il soggiorno. All’interno pavimenti e pareti sono in sottili doghe di massello di larice. Internamente, la casa è un estruso in legno sezionato, con due terminali corrispondenti alle pareti opposte, in gesso. Il nucleo interno, il nocciolo del sistema, è in larice trattato con ossido di ferro e finito con sciolina.
Il nostro piccolo lavoro continua l’opera anonima precedente, con la consapevolezza di disturbare un equilibrio ma anche di poter mettere intelligenza e sensibilità nel cambiamento. Si inserisce nel mondo naturale pensando al contributo che questa casa rinnovata può dare al paesaggio.
Cesare Cattaneo, Giovanni e Giuseppe: dialoghi di architettura, Libreria Artistica Salto, Milano, 1941.
2019
Petosan, La Thuile, Aosta (AO)
Privato
Arch. Paolo Brambilla, Arch. Elisabetta Orsoni, Eugenio Castiglioni
Ing. Michele Colombo
Arch. Martina Iapichino
Arch. Giulia Baserga